Nei primi anni ’70 raggiungeva con l’autobus di linea il paese di Sant’Angelo. Scendeva puntualmente, ogni giorno alla stessa fermata, davanti alla scuola Giovanni Pascoli e con il passo svelto, tipico dei veneziani, arrivava in classe dai suoi alunni, lei.
Io all’epoca non ero ancora nata. Circa dieci anni dopo, nel 1984 ho iniziato la prima elementare e lei è diventata la mia maestra Annabruna. Mi ha trasmesso la curiosità e la passione per le cose belle; non solo per i libri. Terminava qualche minuto prima la lezione, per leggerci le filastrocche o i racconti brevi di Gianni Rodari, avvicinandoci così, a quel fantastico mondo della scrittura. Con grinta riusciva a trovare spesso qualche bando, così in classe avevamo sempre motivi per pensare idee nuove, per le svariate tematiche sociali o ambientali, su cui lavorare per i concorsi. Seguiva il tempo d’attesa per poi venire a conoscenza dei risultati. Frequentemente, noi alunni ci trovavamo sulle pagine dei quotidiani: “La classe terza della scuola G. Pascoli, dell’insegnante Annabruna Placa ha vinto…” Andare poi, tutti insieme a ritirare i premi, diventava una festa. Quante foto nell’album con i volti dei bambini felici e al centro il sorriso della nostra cara maestra.
Chi non ricorda il librone con tutti i disegni dei bambini del concorso: “Ma io dove gioco?”
I primi cinque anni di scuola sono volati, ma ho avuto la fortuna di continuare a vederla, in quanto fu la maestra di entrambe le mie sorelle.
Ho scelto di continuare gli studi nella sua città natale e questo mi ha permesso di incontrarla ancora e di mantenere i contatti con lei. Fino alla settimana scorsa, per 40 anni, sono rimasta la sua alunna perché condividevo con Annabruna le mie avventure letterarie. Mi incoraggiava, mi stimava ma soprattutto gioiva con me per i miei risultati. Conserverò nella tasca del cuore l’ultima sua e-mail dello scorso mese, dove mi scrisse “… Il mio pensiero affettuoso ti sarà comunque vicino per condividere la gioia dei tuoi successi.”
Devo a lei anche la passione per le tradizioni. In classe ci aveva insegnato qualche canzone in vernacolo come “Ea biondina in gondołeta” e “Ea famegia del Gobon” facendoci notare l’importanza della nostra storia, delle nostre radici.
Nonostante provenisse da una delle città più belle del mondo, amava anche la nostra bellissima campagna veneta e non chiese mai il trasferimento per diminuire i chilometri di viaggio, per avvicinare il posto di lavoro, alla sua casa. La maestra Annabruna sfidava ogni condizione meteorologica per prendere l’autobus e per raggiungere nei tanti anni di lavoro, fino alla pensione, i suoi numerosissimi alunni. Ricordo quando arrivava, un po’ affannata con gli stivali di gomma per l’acqua alta. I suoi rarissimi ritardi erano sempre motivati da questo speciale fenomeno marino. Una ciocca di capelli le scendeva dallo chignon, sulla fronte e con premura la sistemava subito. Sempre elegante ed armoniosa nella sua figura, scorreva veloce sul foglio la sua mano, senza tempo, liscia, morbida da ispirarmi la poesia “La mia maestra” che lei ebbe modo di leggere anni fa. Tra i versi “Romantica Venezia/ città natale senza tempo./ Chiudo gli occhi un istante/ sento ancora il suo profumo./ Polvere sui banchi di scuola/ ricordo senza tempo/ come la sua immagine/ due gocce appena di Coco Chanel.”
D’ora in avanti sarò un po’ più sola nel mio viaggio, ma alzerò lo sguardo alle stelle ad ogni traguardo, pensando alla mia maestra. Il prossimo premio che ritirerò il 18 maggio 2024 lo dedicherò a lei.
Non ero l’unica a scriverle. Molti gli alunni di ieri, che mantenevano frequenti contatti con lei, nonostante il tempo fosse passato inesorabile. Sui nostri volti si sono disegnate le rughe e lei mi diceva: “Siete diventati uomini e donne ma io quando vi guardo, vedo gli stessi occhi vispi di quando eravate bambini!”
La maestra Annabruna, pur essendo in pensione da molti anni, era attorniata da tanti alunni e come scriveva ne “Il piccolo principe” Antoine de Saint-Euxpèry: “È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante.”
La maestra Annabruna resterà una meravigliosa rosa per ogni suo alunno.
L’alunna Mara Ballan classe 1978