La Chiesa commemora San Marco, evangelista.
Facciamo gli Auguri di Buon onomastico a tutti i MARCO.
Dell’evangelista Marco, nato da famiglia ebrea benestante, si sa soltanto quanto scritto sugli Atti degli Apostoli e in alcune lettere di Pietro e Paolo; non era un discepolo di Cristo ma viene identificato con il ragazzo, figlio della vedova Maria, che seguì Gesù dopo l’arresto nell’orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo.
Marco collaborò invece con l’apostolo Paolo e fu con lui a Cipro e poi a Roma.
Non si sa se Marco fosse a Roma al tempo del martirio di Paolo, ma certamente nella capitale dell’Impero si mise al servizio di Pietro.
Dopo la morte di Pietro si perdono le tracce di Marco: un’antica tradizione lo vuole evangelizzatore in Egitto. Un altra riferisce che, rientrando in Egitto, passò per Aquileia per curare l’evangelizzazione dell’area nord-est dell’Impero. Qui convertì Ermagora diventato primo vescovo della città.
Lasciata Aquileia, una una tempesta lo fece approdare sulle isole Rialtine, nucleo della futura Venezia.
Addormentatosi sognò un angelo con le sembianze di leone che con la frase “Pax tibi Marce, evangelista meus, hic requiescat corpus tuum” gli promise che in quella terra avrebbe giaciuto in attesa del giudizio universale.
Marco morì, forse martire ad Alessandria d’Egitto un 25 aprile fra il 68 ed il 72. Il suo corpo venne sepolto in una grotta. Da lì nel V secolo fu traslato in una chiesa. Secondo una leggenda, nell’828 due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo, minacciato dagli arabi, nella città di Venezia dove è tutt’ora custodito nella Basilica a lui dedicata.
Marco scrisse il suo Vangelo tra il 50 e il 60. Secondo la tradizione, egli trascrisse la predicazione di Pietro e le sue catechesi, rivolte specialmente ai primi cristiani di Roma, senza elaborarle o adattarle ad uno schema personale; per questo il suo Vangelo offre la vivacità e la schiettezza di un racconto popolare.
Nella foto: San Marco evangelista del pittore russo Volodymyr Lukyč Borovykovs’kyj. Il Leone alato è il simbolo di Marco perché il suo Vangelo inizia con la figura di Giovanni Battista che nell’immaginario cristiano era rivestito di una pelle di leone e che viene evocato con la frase evangelica “Voce di colui che grida nel deserto …” che richiama l’idea di un ruggito nel deserto. Leone che diverrà poi simbolo della Serenissima e di Venezia.
PER FARE MEMORIA : SAN MARCO, PATRONO DI VENEZIA
Il corpo di san Marco arriva a Venezia il 31 gennaio dell’828, trafugato con l’inganno dall’Egitto, dai mercanti Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.
Il possesso delle reliquie di San Marco ebbe un forte impatto sulla cittadinanza che sviluppò una forte devozione per il santo e comportò anche importanti vantaggi di tipo diplomatico che giovarono a Venezia e alla sua immagine sulla scena internazionale
Già nel 1071 San Marco fu scelto come titolare della Basilica e Patrono principale della Serenissima, affiancando e soppiantando il primo patrono San Todaro (Teodoro).
Nel tempo, Venezia restò indissolubilmente legata alla sua persona, il cui simbolo di evangelista, il leone alato che poggia la zampa su un libro con la scritta: “Pax tibi Marce evangelista meus”, divenne lo stemma della città, posto in ogni suo angolo ed elevato in ogni possedimento della Serenissima .
Il leone esprime il significato di maestà e potenza; il libro esprime i concetti di sapienza e di pace e l’aureola conferisce un’immagine di pietà religiosa.
Alla spada, con cui a volte viene rappresentato il leone, oltre al significato di forza, è affidato anche il simbolo di giustizia; caratteri con cui Venezia amava pensare e descrivere sé stessa: maestà, pace, forza militare, potenza, saggezza, giustizia e pietà religiosa.
Nella sua rappresentazione andante, il leone poggia le zampe anteriori sulla terra-ferma e quelle posteriori sul mare, le parti nelle quali la Serenissima appostava il suo dominio; il Leone rampante: Di profilo e dritto sulle zampe posteriori e con le zampe anteriori regge il libro e la spada.
La rappresentazioni del Leon in Moeca, tondo, con la faccia del Leone in primo piano e le ali aperte dietro a completamento della forma circolare, veniva adoperata su ogni proprietà dello Stato Veneziano e ancora oggi adoperato sulla carta da lettere del Comune di Venezia e sulle divise dei Vigili Urbani. Le raffigurazioni del leone indicavano anche in quali condizioni si trovava la Repubblica in quel momento: in pace con il libro aperto, mentre quando il leone veniva rappresentato con il libro chiuso, oppure brandendo una spada, la Repubblica si trovava in stato di guerra.
Nella foto: il trafugamento del corpo di san Marco in una tela del Tintoretto del 1562-1566.