Durante l’estate del 2023 si è parlato molto di una specie di granchio che sta causando non pochi problemi all’ambiente marino e lagunare sia per ragioni biologiche e sia per ragioni economiche. Stiamo parlando dell’ormai famoso granchio blu, o per gli addetti ai lavori del Callinectes sapidus, così chiamato a livello scientifico.
In realtà, questo granchio è presente sui banchi del pesce ormai da qualche anno, ma solo nel 2022 e nel 2023 la sua abbondanza è risultata particolarmente elevata, destando non poche preoccupazioni in tutto il comparto economico della piccola pesca e della molluschicoltura veneta e non solo.
Ora proviamo a conoscere meglio questo crostaceo.
Il granchio blu è una specie aliena, ovvero è una specie come molte altre sul nostro territorio, il cui areale di provenienza non è quello del Mar Mediterraneo e Adriatico, ma bensì molto più lontano, arriva infatti dall’Oceano Atlantico, in particolare dalle coste occidentali del continente americano.
La prima segnalazione in Laguna di Venezia risale al 1951 e poi in maniera più costante, seppur con pochi esemplari, durante gli anni 90’.
Con buona probabilità il lungo viaggio che separa la sua area di origine dal nostro mare è stato fatto grazie alle navi mercantili provenienti dall’Atlantico.
Le larve di questo crostaceo sono state pescate nelle aree di provenienza, assieme all’acqua di zavorra (ballast water) che le navi mercantili usano per bilanciare il carico e che poi giunte a destinazione scaricano in mare, liberando così nel nuovo ambiente la nuova specie.
L’intensificarsi degli scambi commerciali e non meno importante, anche l’aumento della temperatura del mare, hanno permesso a questo crostaceo di formare una popolazione stabile in molte aree del Mediterraneo e nell’Alto Adriatico, risultando particolarmente abbondante lungo la costa veneta, nella nostra laguna e nel delta del Po.
Il granchio blu è una specie molto resistente alle variazioni di temperatura e di salinità, ha una grande capacità riproduttiva, è un granchio nuotatore capace di spostarsi velocemente, è aggressivo e vorace ed i maschi posso raggiungere dimensioni importanti, anche 25 cm di larghezza.
Queste caratteristiche lo rendono il perfetto invasore, capace di resistere e di sapersi adattare al nuovo ambiente.
Ma quali sono i problemi che sta causando? Bisogna premettere che Università ed altri enti di ricerca, come ISPRA, stanno lavorando alacremente per studiare il fenomeno e comprendere come agire per risolverlo o quantomeno contenerlo.
Il principale problema è quello economico, poiché questo granchio sta causando la distruzione degli allevamenti di vongole, cibandosene.
La sua capacità di aprire le valve dei molluschi è incredibile, tant’è che intere aree vocate alla molluschicoltura sono state letteralmente ripulite e molti molluschicoltori della laguna e del Delta del Po sono in ginocchio.
Attualmente si sta cercando di proteggere le aree di allevamento con apposite reti, rimuovendo gli esemplari al loro interno, oppure pescandoli con reti che vengono tirate in prossimità del fondale, da una imbarcazione.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere, o si spera. Infatti il granchio blu è una specie molto apprezzata a livello culinario nei paesi d’origine e anche da noi sta riscontrando un discreto successo, tant’è che è entrato a far parte dei menù di molti ristoranti e anche nelle cucine di casa.
Il granchio blu può diventare una risorsa economica per il territorio? La risposta è “deve” perché le possibilità che diventi una nuova fonte di reddito per i nostri pescatori sono più che concrete.
La pesca di questo crostaceo alieno permetterebbe di ridurre innanzitutto il suo impatto ambientale verso il mare e tutte le specie che stanno soffrendo a causa della sua presenza; di creare nuove forme di commercio, magari esportandolo sotto forma di prodotto lavorato o semplicemente surgelato verso i paesi da dove proviene o venduto semplicemente nei nostri banchi del pesce.
Dott. Andrea Chinellato
Biologo Marino
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