Sembravano fulmini a ciel sereno le immagini che hanno visto “circolare” nella nostra cittadina il “Trofeo Rosa” o più conosciuto come il “Trofeo Amore Infinito”, assegnato al vincitore del Giro Ciclistico d’Italia.
E’ stata una iniziativa del segretario del Cav. Bruno Carraro e amico Fiorenzo Andreatta che si è adoperato in prima persona per ricevere in prestito il prestigioso Trofeo (con congrua caparra) per portarlo a Ponte di Piave in occasione della presentazione del Giro nel nostro Veneto.
La presentazione è avvenuta nel birrificio S. Gabriel con la partecipazione dell’assessore regionale all’agricoltura e turismo Federico Caner, gli ex campioni delle due ruote con in testa Argentin e Battaglin, con Mosole in pole e tanti personaggi non soltanto del mondo dello sport. Insieme a loro i massimi rappresentanti federali e anche i primi cittadini veneti che ospiteranno le tappe del Giro.
Tra tutti, con il passato da campione, Cristian Ghedina primo cittadino di Cortina d’Ampezzo che ospiterà l’arrivo di tappa.
Ma torniamo a noi. Alla conclusione dell’evento, il prestigioso Trofeo non poteva non fare sosta nel nostro Comune e in particolare a casa di Bruno Carraro. Il nostro Cavaliere ha orgogliosamente fatto un po’ il giro del paese stringendo tra le braccia il Trofeo come fosse sua creatura. Un riconoscimento sportivo che tanti sognano e pochi riescono a raggiungere.
Pochi conoscono la storia di questa icona del Giro. Strano, ma vero, è “costruita”, lavorata e preparata nel nostro Veneto e precisamente a Vigodarzere, in provincia di Padova, da un’azienda specializzata in tornitura e stampaggio di lastre in alluminio, rame, ottone, argento e oro, fin dal 1999.
E’ proprio lei la realizzatrice della prestigiosa “Coppa Senza Fine”. Il Trofeo è costituito da un nastro d’oro che porta incisi i nomi di tutti i vincitori delle varie edizioni del Giro d’Italia e ogni anno viene aggiunto il nuovo; anche per questo è idealmente denominato “infinito”.
Il trofeo dato temporaneamente in custodia al cav. Bruno Carraro porta la data del 2019 col nome del vincitore Carapaz, quasi a ricordare la tappa che si concluse a Santa Maria di Sala. La sua forma a spirale, con cerchi a volte più stretti a volte più larghi, in rame placcato oro 18 carati e verniciato, pesa 9,5 kg. La spirale potrebbe rappresentare la strada che percorrono i ciclisti, le tortuosità e le difficoltà che presenta il Giro ma anche la sua storia. Una storia che non ha fine, un ciclone e un continuo susseguirsi di emozioni. Quelle che solo il Giro d’Italia può regalare e a noi cittadini anche quelle che può dare il solo stringere un trofeo così prestigioso.
Luciano Martellozzo per Gente Salese