“Non so cosa lo colpí all’inizio. Forse lo stesso contrasto di emozioni che prova ancora oggi chi arriva a Ninfa per la prima volta. Le rovine portavano il segno del lutto […], eppure la vita fluiva sovrabbondante, sensuale, rigogliosa.”, é cosi che Marco Martella descrive il giardino di Ninfa, uno dei piú bei giardini europei.
Il giardino sorge nell’Agro Pontino, sulle rovine della città medievale di cui porta il nome, a sua volta eco della presenza di un tempio romano ormai scomparso e dedicato alle ninfe delle acque sorgive.
La storia di questo luogo é legata a quella della famiglia Caetani fin dal 1200, quando Benedetto Caetani, noto come Papa Bonifacio VIII, acquistò la cittá e i territori limitrofi per il nipote Pietro, segnando cosí l’inizio della presenza della famiglia nel territorio, tuttora presente. Dopo la crescita in epoca medievale, la cittá venne abbandonata a causa delle epidemie di malaria, finché nell’Ottocento, i Caetani ritornarono; in particolare Gelasio e Roffredo che iniziarono a creare lo straordinario giardino in stile anglosassone. Marguerite, moglie di Roffredo, introdusse nuove specie di arbusti e rose e, soprattutto, aprì le porte del giardino al circolo di letterati ed artisti dell’epoca, tra cui Ungaretti e Giorgio Bassani, che proprio qui scrisse una parte del Giardino dei Finzi Contini.
“La realizzazione del giardino fu guidata soprattutto da sensibilità e sentimento, seguendo un indirizzo libero, spontaneo, informale, senza una geometria stabilita”, leggiamo. Il risultato è un giardino con una visione delicata, beneficiato del microclima dell’area, protetto dal Monte Norma e irrigato da un lago e un fiume, che hanno permesso a specie vegetali che, difficilmente potrebbero sopravvivere in altri ambienti, di trovare qui un luogo perfetto. Tra le oltre 1.300 specie botaniche che contribuiscono alla bellezza di questo luogo, spiccano le fioriture dei ciliegi in primavera, insieme a quella dei meli. Una grande varietà di rose si arrampica sugli alberi, sulle rovine e lungo il fiume, sottolineandone l’aria molto romantica.
L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani, che curò il giardino come un grande quadro, essendo lei una pittrice, accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza forzature, ed evitando l’uso di sostanze inquinanti. Quello che ci ha donato é un luogo unico, la cui bellezza viene dal “singolare accordo tra la vita” e la sua rivale. Questo ci ricorda Marco Martella in “Un piccolo mondo. Un Mondo perfetto”, un viaggio tra giardini sublimi che vi consiglio di leggere.