Il viale tra i due filari di alberi che si trova in Villa Farsetti è stato intitolato a Oriana Fallaci. Il Sindaco ha presieduto alla cerimonia di scopertura della targa che si è tenuta Domenica 24 novembre.
La carriera di Oriana è partita proprio da Santa Maria di Sala, da Sant’Angelo per la precisione. Ce lo ricorda il giornalista Claudio Gregori nel suo libro Labrón, in cui racconta la storia di Toni Bevilacqua il nostro campione delle due ruote.
Oriana aveva 22 anni, venne inviata dal giornale Epoca proprio a Sant’Angelo per intervistare la mamma di Tony Bevilacqua. “Ci va anche una ragazza di 22 anni a intervistare la mamma di Tony”, scrive Gregori. “A Padova tutti conoscono questa donnetta di cinquantotto anni – scrive la giovane giornalista – con i capelli ancora neri tirati dentro la crocchia e lo sguardo umile; quella donnetta che alla vigilia di una corsa entra nel tempio – Sant’Antonio – e si inginocchia davanti alla tomba del santo, fra i ceri, gli ex voto e le ingessature dei miracolati. Prima di andarsene sfiora con la palma destra il marmo verde dell’altare perché dicono che porta bene”. La giovane inviata di Epoca si chiamava Oriana Fallaci.
Nata a Firenze il 29 giugno 1929, in una famiglia di umili origini Oriana respirò la passione per i libri e la cultura, ma anche per la politica. Il padre, che era iscritto al Partito Socialista, entrò nella Resistenza e portò con sé la figlia 14enne, la quale aiutò i partigiani in varie operazioni e ricevette un riconoscimento d’onore dall’Esercito Italiano per il suo attivismo durante la guerra.
Iniziò a lavorare per un quotidiano da giovanissima, quando ancora studiava. Una donna tenace, feroce, tignosa. Intelligente e spigolosa, capace di giudizi sferzanti. Chi l’ha conosciuta davvero la descrive così, Oriana Fallaci. La giornalista italiana più conosciuta al mondo, scomparsa nel 2006. In molti ricorderanno le sue interviste, le sue battaglie anti-islamiste e le denunce sulla decadenza dell’Occidente, ma Oriana Fallaci era molto di più. “Quando cominciò col giornalismo era una ragazzina. A quel tempo le donne in redazione erano mosche bianche. Forse proprio per questo rinunciò subito, al primo anno, a studiare medicina e cominciò a scrivere. Scriveva già come poi avrebbe sempre scritto: da Dio” ricorda Vittorio Feltri, che la conobbe.
Seguendo le orme dello zio Bruno, anch’egli giornalista, Oriana esordì nel 1947 al Mattino dell’Italia centrale, poi negli anni successivi passò al settimanale Epoca e all’Europeo. Iniziò con la cronaca e intervistò anche gli attori ed i grandi registi che lavoravano a Cinecittà; nel tempo le sue doti spiccate le valsero incarichi sempre più importanti. Nella sua carriera, scrisse e collaborò per prestigiosi quotidiani e periodici, tra cui New Republic, New York Times Magazine, Life, Le Nouvel Observateur, The Washington Post, Look, Stern, e Corriere della sera. Gli anni più importanti furono il 1967 e il 1968, quando Oriana chiese e ottenne di essere inviata in Vietnam e fu l’unica giornalista italiana presente al fronte. Raccontò la vita quotidiana a Saigon, i bombardamenti, gli interrogatori dei prigionieri, le rappresaglie e realizzando molte interviste esclusive e reportage comprati e tradotti da importanti giornali internazionali. Gli anni Sessanta e Settanta furono quelli in cui la Fallaci si affermò come grande giornalista politica e realizzò importanti interviste.
Ora il nostro Comune la ricorda dedicando un viale, ma il ricordo più bello è sicuramente quello di una donna vera, una giornalista di altri tempi, che ha dato un esempio tangibile delle vere donne, la sua storia artistica è partita da S.Angelo proprio in casa Toni, intervistando la mamma.
per Gente Salese Luciano Martellozzo